Il bello e il brutto della stragrande maggioranza delle commedie romantiche è che nel momento in cui cominci a guardarle sai perfettamente come andranno a finire. Ecco, i Maroon 5 sono un po’ le commedie romantiche della musica pop degli anni zero. Così compri online il loro nuovo disco (perché va bene il romanticismo, ma non credo che esistano ancora delle anime talmente romantiche da utilizzare gli antichi lettori compact disc) e fai doppio clic sul pezzo uno ("Misery"), che naturalmente è anche il primo singolo. Bello. A suo modo funky. Dieci secondi di intro e poi bando alle ciance, stiamo facendo del pop qui. Al secondo trentatré arriva il primo ritornello, e accade che dopo la frase “I am in misery” non solo sai già che Adam Levine dirà “There ain’t nobody who can comfort me”, ma lo potresti già intonare alla perfezione. Le note di "Never gonna leave this bed" lasciano poco spazio a scommesse ardite: se non sarà il secondo singolo sarà il terzo, ma comunque in radio prima o poi ci finirà. Brano dopo brano, la sensazione di familiarità si fa sempre più intensa; in "Hands all over" non c’è la benché minima sorpresa, e se i Maroon 5 avessero scritto in passato qualcosa di fondamentale per la musica sarebbe pure un bene. Ma non l'hanno fatto, e non sarà certo per questo disco che un giorno verranno ricordati - semmai dovesse succedere.
5/10
Highlights: Give a little more, I can't lie, Get back in my life, Runaway.
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