Il definitivo addio alle tentazioni mainstream di Crispian Mills e soci è un piacere dal gusto retrò che si fa gustare da cima a fondo, senza interruzioni.
Gli Hot Chip sono sempre stati bravi a mescolare melodie cristalline ed elementi sintetici e giocosi appartenenti al regno del synth-pop con quella dose di funk necessaria a donare anima live alla loro musica. Nel loro quarto disco la formula non viene toccata eccessivamente, e la vittoria più che negli arrangiamenti sta nella scrittura; là dove non svetta in modo particolare la destrezza compositiva ("Brothers", "Alley cats", "We have love") si accusa una leggera stanchezza, mentre pezzi come "Thieves in the night" e "Hand me down your love" sono capaci di farti cominciare la giornata con un gran bel sorriso stampato in faccia.
7/10
Highlights: Thieves in the night, Hand me down your love, I feel better, One life stand, Slush.
L'esordio solista del leader dei Sigur Ros ne rappresenta il limite pop; le melodie appaiono infatti molto più identificabili rispetto a quelle cantate con la sua band, ma sono comunque sostenute da arrangiamenti bastardi che accostano senza problemi il mondo acustico a quello digitale, in un impasto sonoro vario e fiabesco. Che il signor Birgisson avesse il dono lo si sapeva già; "Go" è una soave conferma.
7.5/10
Highlights: Go do, Tornado, Boy lilikoi, Sinking friendship, Hengilas.
Nonostante la line-up della band sia cambiata radicalmente rispetto al disco di debutto, non cambiano di una virgola i riferimenti storici. E quindi vai di riff assassini, acuti iperbolici e citazioni hard/stoner-rock. Niente miracoli dunque, ma è innegabile che Andrew Stockdale faccia piuttosto bene quello che vuole (e gli piace) fare.
7.5/10
Highlights: California queen, New moon rising, Sundial, Cosmic egg, Far away, Back round.
Il sesto album dei Faithless parte senza nessun preambolo, ma paradossalmente fa un po' fatica a decollare. Il singolo "Not going home" si fa ascoltare ma non stupisce certo per originalità; "Feel me" invece sa di X-Press 2 scaduti, e l'intermezzo reggae "Crazy bal'heads" è un pesce fuor d'acqua. La stanchezza viene parzialmente ridimensionata da "Coming around", ma non è un caso se "Tweak your nipple" inizia con Maxi Jazz che da un altro benvenuto all'ascoltatore; è proprio dalle svisate trance di questo pezzo che "The dance" comincia a convincere. La parentesi downbeat composta da "Flyin hi" (poesia) e "Love is my condition" è un toccasana per l'anima, e la voce della brava Mia Maestro funge da riscaldamento per l'entrata in scena della sorellina di Rollo, meglio nota come Dido: "Feeling good" fa il suo dovere, anche se è "North star" il pezzo che entra nel cuore. Adesso si che ci siamo; adesso è il momento di giocare l'asso. "Sun to me" è un anthem di proporzioni epiche, da conservare preferibilmente per l'attimo fuggente in cui il sole comincia a fare capolino dopo una notte brava. I dubbi iniziali svaniscono: si può tornare a casa con un sorriso.
7.5/10
Highlights: Tweak your nipple, Flyin hi, Love is my condition, Feelin good, North star, Sun to me.
Il genio di Daniel Victor Snaith che si destreggia tra pop raffinato e saltellante ("Odessa") e techno-jazz minimalista e ipnotica ("Sun"), dolce synth-pop sospeso nel nulla ("Kaili") ed eleganti progressioni electro ("Found out"), intelligent dance music in quattro quarti ("Bowls") e disco anni zero ("Leave house"), pseudo-house storta e narcotica ("Hannibal", "Lalibela") e sghembo soul futuristico ("Jamelia"). Un mondo magico dove si incontrano matematica e anima, dove la cura per i particolari va a braccetto con brani di un certo spessore melodico, dove intrecci apparentemente improbabili suonano naturali e freschi.