Il terzo disco dei due norvegiesi parte senza alcun tipo di preambolo: campione dei Parliament, beat sporco e un riff super-happy a ricalcare quello che è stato il primo brano che li ha resi noti al grande pubblico ("Eple"). Subito dopo un ritmo dichiaratamente 80 e qualche arpeggiatore introducono la guest Robyn; scelta azzeccata e interpretazione perfetta. L'allucinogena "Vision one" accompagna la familiare voce di Anneli Drecker, ed è un'ottima miscela di suoni ruvidi e melodie dolci; "This must be it" è il primo dei due brani affidati allo stile di Karin Drejer, fresca di album solista e sempre sopraffina quando si tratta di creare atmosfere tra il misterioso e il poetico ("What else is there" non si dimentica facilmente). La cinematica strumentale "Royksopp forever" non si chiama così per caso, ma sottolinea le radici classiche nella composizione e di derivazione trip-hop nell'arrangiamento del duo; la successiva "Miss it so much" rimane sulla scia, anche se il movimento ritmico spinge drasticamente sullo swing e c'è una voce impeccabile, quella di Lykke Li. Karin Drejer compare anche nella scherzosa "Tricky tricky" (un follow-up di "49 percent" dato il modo in cui il testo gioca con i numeri), "You don't have a clue" è di una malinconia sublime, "Silver cruiser" spezza con un ritmo lento e fa da interludio per il finale composto dai due pezzi meno convincenti dell'album: la confusa "True to life" e la tediosa "It's what I want". Ma ci vuole ben altro per intaccare il valore di un disco che regge ampiamente il paragone con il perfetto esordio del 2001.
8.5/10
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