3.31.2008

Cristina Donà - La quinta stagione (2007, Emi)

Forse non il suo miglior disco; ma cos'altro aspettarsi se non poesia?

7.5/10

Highlights:
Settembre, Universo, I duellanti, Migrazioni, Niente di particolare (a parte il fatto che mi manchi), Conosci.

3.30.2008

Portishead - Third (2008, Mercury)

Evento. Più di dieci anni senza La Band di Bristol; una delle poche, forse l'unica, che è riuscita a dare una dimensione live al trip-hop. Si parte con "Silence", che è un paradosso perchè quei tamburi distorti sono tutto tranne che silenziosi (soprattutto se il punto di riferimento è il Portishead sound); la melodia in costante sospensione viene bruscamente interrotta quando meno te l'aspetti e il risultato è che si ha ancora più fame di loro. Il trip-folk dela successiva "Hunter" mette i brividi, "Nylon smile" gioca con intrecci di reverse, "The rip" parte splendidamente morriconiana e lo-fi per poi trasformarsi e lasciare spazio ad un arpeggio di synth. "Plastic" è il pezzo più contorto a livello di arrangiamento: bruschi stop & go, inserti quasi industrial, lavorazioni concettuali del suono della batteria e inquietanti effetti sparsi. Nell'incalzante "We carry on" ritornano invece le dissonanze del loro secondo disco, accompagnate da contrappunti di basso e da scansioni di rullante in levare militaresche; il tema non è introdotto a caso, visto che dopo lo sketch di reminiscenze sixties "Deep water" siamo attesi dalla prepotenza di "Machine gun", capolavoro onomatopeico e minimale che fa leva sul contrasto fra le distorsioni della base e la delicatezza della voce di Beth Gibbons. Il tempo dispari di "Small" rafforza la tetraggine e la tensione dell'intero lavoro, che viene in qualche modo compensata dalla melodia familiare di "Magic doors"; a chiudere il rock cupo di "Threads". Se lo scopo di aspettare dieci anni era dimostrare che la musica dei Portishead trascende tempi e definizioni la missione è stata portata a termine con successo.

9/10

Highlights:
Tutto.

3.09.2008

Goldfrapp - Seventh tree (2008, Mute)

La parentesi synth-pop (più pop che synth in "Supernature") sembra chiudersi a favore di un ritorno alle atmosfere downtempo dell'esordio; il bpm si alza infatti solo in un paio di occasioni ("Happiness" e "Caravan girl"), senza però mai raggiungere gli estremismi elettronici dei due dischi precedenti. Perchè "Seventh tree" è, ovviamente e inevitabilmente, un album che fa ampio uso di suoni digitali; ma la sua vera forza sta nel fatto che questi dieci brani starebbero in piedi anche soltanto con una chitarra e la voce (sempre incantevole) di Alison Goldfrapp. L'apertura "Clowns" in questo senso sembra una dichiarazione d'intenti, confermata dalla successiva ninna nanna "Little bird"; "Eat yourself" è una chicca quasi folk, "A&e" potrebbe essere una hit da classifica pop se arrangiata in modi più espliciti, mentre "Some people" e "Cologne Cerrone Houdini" ricalcano il disegno di "Felt mountain", che viene in chiusura estremizzato dalla infinita "Monster love". Una panacea per l'anima.

8.5/10

Highlights:
Tutto.

3.06.2008

Luke Vibert - Chicago, Detroit, Redruth (2007, Planet Mu)

L'acidume che ti aspetti da Luke.

6/10

Highlights:
Comfycozy, Radio Savalas, Argument fly, Rotting flesh bags.

3.03.2008

Pinch - Underwater dancehall (2007, Tectonic)

Quello che chiamano "dubstep", ovvero un evoluzione dub del garage sound con ritmi obbligatoriamente spezzati e dallo swing prepotente, sub all'ennesima potenza, divaghi dancehall, pad di derivazione ambient e una inspiegabile urgenza introspettiva nel mood; "Get up" e "Battered" sono due perle.

8/10

Highlights:
Brighter day, Get up, One blood one source, Gangstaz, Battered, Lazarus.