1982-2007. La prima data sancisce il debutto discografico di una giovane Tracey Thorn che in "A distant shore" si cimenta con la sua voce (ancora immatura rispetto a quello che diventerà col tempo) in ingenue melodie simil new-wave accompagnata solamente da una chitarra; la seconda data, venticinque anni dopo, è riportata sul suo secondo disco solista, "Out of the woods". In mezzo ci sono gli Everything But The Girl, progetto dapprima fondamentalmente acustico e poi sempre più incline a sperimentazioni elettroniche (concetto ben espresso nel titolo della loro ultima raccolta di remix, "Adapt or die"); ci sono degli indimenticabili featuring che spaziano dal trip-hop di "Protection" dei Massive Attack alla house di "The future of the future (stay gold)" dei Deep Dish, dalla drum'n'bass di Adam F ("The tree knows everything") all'electro-house degli ultimi Tiefschwarz ("Damage"); ma soprattutto c'è la sua voce che con la frase "I miss you like the deserts miss the rain" marchia a fuoco gli anni 90 e riesce a riassumerne la pura essenza. La dote di Tracey Thorn è nella sua capacità di portare l'ascoltatore in un luogo sospeso fra insostenibile malinconia e inafferrabile bellezza, un posto magico nascosto nello spazio e nel tempo, che come una droga sai che fa male...ma una volta che ci sei dentro non puoi fare a meno di volerne ancora. A dire il vero non c'è niente di indimenticabile in questo album; è tuttavia emotivamente troppo forte per passare inosservato per chiunque almeno una volta nella vita si sia lasciato trasportare da quella voce da sogno.
8/10
Highlights: Here it comes again, Hands into the ceiling, Easy, Nowhere near, Grand Canyon, By Piccadilly Station I sat down and wept.
Nessun commento:
Posta un commento