Sette anni fa l'annuncio: "Twilight Of The Innocents sarà il nostro ultimo album. D'ora in avanti pubblicheremo solo singoli, perché il modo in cui si ascolta la musica è cambiato".
Dal 18 Maggio 2009, gli Ash mettono in circolazione un singolo ogni due settimane, sia in formato digitale che su 7" in edizione limitata. In tutto le tracce saranno 26, come le lettere dell'alfabeto. Il pacchetto completo verrà archiviato come "A-Z Series".
Dichiararsi pro-singoli digitali e stampare comunque delle copie in vinile (con l'intenzione di accontentare contemporaneamente sia il grande pubblico che i feticisti) è una strategia che di per sé lascia trasparire poca convinzione. Forse dopo questo tentativo la band irlandese ha provato un po' di nostalgia dei bei tempi andati, e non ha resistito alla tentazione di fare un giro sulla macchina del tempo. Sta di fatto che oggi - nel 2015 - gli Ash hanno deciso di tornare al caro, vecchio e bistrattato formato LP.
Con tutti i (leciti) dubbi del caso - perché le strategie di marketing si sposano molto raramente con impulsi emotivi, preferendo sacrificare il romanticismo all'altare del reddito economico - mi piace pensare che Tim Wheeler e soci abbiano voluto fare un esplicito passo indietro, ammettendo di fatto di avere compiuto un grave errore. Lo stesso errore che commette il dj quando suona solo ed esclusivamente i pezzi che la gente vuole sentire, e dimentica di dare alle persone quello che "non sanno di volere".
La verità è che oggi è tutto troppo comodo, troppo "a portata di indice". Si ascolta un brano di una band, poi ci si stanca e sfiorando un touchscreen si cambia pezzo, genere e mood in tempo zero. Nessuno sbattimento tipo sostituire un cd, nemmeno il minimo sforzo di cercare i file tra le cartelle a colpi di clic. La superficialità regna sovrana, e non potrebbe essere altrimenti: salvo rare eccezioni, i ritornelli che colpiscono al primo ascolto hanno sempre occupato i primi posti delle classifiche e hanno sempre monopolizzato trasmissioni radiofoniche e sessioni di fischiettii sotto la doccia. Ora che basta appoggiare un dito su uno schermo che cosa ci si può aspettare? E' più facile che l'utente si rimbocchi le maniche e vada a "scoprire nuova musica" oppure che si accontenti di andare sul sicuro puntando dritto su chart e playlist pre-confezionate?
La comodità comporta sempre un dazio da pagare. Hai tutto? Finisce che non vuoi più niente. O meglio, che non sai più quello che vuoi. O che diventi troppo pigro per tuffarti in quell'oceano sconfinato e riemergere vincitore dopo ore di ricerca sfoggiando il tuo trofeo.
Non è vero che internet rende tutto più semplice: le nuove generazioni - che perfino impegnandosi fanno fatica a trovare un negozio di dischi ancora aperto in città - dovranno sudare molto di più per raggiungere quello che non sanno di volere. E in questo senso anche nell'epoca dello streaming selvaggio un album può aiutare.
Gli album non sono sempre banali raccolte di canzoni. Il rock ha bisogno di LP, perché definiscono e contestualizzano. Ti prendono per mano e ti indicano la via. Se un singolo può essere paragonato ad una frase ad effetto che ti regala un'emozione, un album equivale a un discorso (che in quanto più articolato necessita di una maggiore attenzione e richiede più impegno) che può arrivare a cambiare il tuo modo di pensare.
"Kablammo!" non è il disco dell'anno, e non credo che entrerà nella storia perché in grado di migliorare la vita a qualcuno. Non aggiunge niente di nuovo al repertorio degli Ash, e suona indiscutibilmente anni 90. Ma mostra una scrittura inattaccabile e una produzione azzeccatissima, e rinverdisce i fasti di una formazione che personalmente ho sempre adorato (Twilight Of The Innocents a parte - ma forse ai tempi ho avuto un approccio negativo perché la loro decisione di non scrivere più album mi aveva fatto arrabbiare). Per gli ultra-trentenni come il sottoscritto "Kablammo!" è uno splendido viaggio nel tempo, qualcosa di cui mi sono accorto di sentire la mancanza solo quando ho premuto il tasto "Play" e mi sono ritrovato ad ascoltarlo in loop tre, quattro, cinque volte di fila. Bentornati, dunque. E lunga vita agli album.
8.5/10
Highlights: Tutto.