Justin Timberlake - The 20/20 experience (2013, RCA)
A livello di immagine il film è di quelli già visti: icona pop di provenienza boy-band si libera di vestiti alla moda e punta sull’eleganza - un po’ quello che aveva fatto Robbie Williams con "Swing when you're winning". Ma se nel caso dell’ex Take That c’era anche una direzione musicale ben precisa a dettare il travestimento alla Frank Sinatra (lo swing, appunto), qui le regole del gioco di Timberlake rimangono sostanzialmente in linea con lo stile che da sempre caratterizza la sua musica: estetica hip-hop e vena soul trovano ancora una volta un equilibrio invidiabile, garantito dal lavoro del suo amico Timothy Mosley (aka Timbaland) in fase di produzione. Ma si diceva “sostanzialmente” non a caso; perché è vero che il Timb-sodalizio lo si riconosce a mille miglia di distanza, ma comunque dal secondo e ultimo tassello della discografia di Justin ("Futuresex/Lovesound", 2006) è passata un’eternità, e il tempo spesso cambia le persone. Justin oggi ha 32 anni e una moglie, e per quanto ci si voglia concentrare unicamente sulla produzione artistica si tratta di due dettagli che non possono passare inosservati. In effetti The 20/20 Experience fa di tutto per sembrare un disco maturo: l’abito scuro non lo indossa solo Justin, ma anche e soprattutto le sue canzoni. E’ bene dimenticarsi dell’andamento funky aggressivo di "Rock your body", dei synth trance di "My love" o della prepotenza di "Sexy back"; qui gli arrangiamenti si buttano volentieri sul vintage con fiati e archi ("Pusher love girl", "Let the groove get in"), optano per batterie elettroniche morbide di derivazione 80 ("Suit & tie", "Strawberry bubblegum") e ogni tanto fanno capolino sperimentalismi percussivi e linee ritmiche moderne ("Don’t hold the wall", "Tunnel vision"). Ma la goduria suprema è quando passato e futuro si mischiano, come nella visionaria "Spaceship coupe" o nella sublime "That girl". Inoltre la durata del disco supera l’ora, ma i pezzi sono solo 10; se chiedete a Justin cosa gli passasse per la testa quando ha pensato di registrare brani della durata di 7 o 8 minuti lui risponde candidamente: “Se l’hanno fatto i Pink Floyd, I Led Zeppelin e i Queen, perché non posso farlo io?”. Boria? Mica tanto. Ascoltare il lento dispiegarsi di una ballad come "Blue ocean floors" – tra effetti reverse, archi sullo sfondo e appoggi di piano a riempire – non stanca, così come nei 485 secondi di "Mirrors" (il numero più mainstream dell’album) non affiora la minima sensazione di noia. Justin Timberlake si è sempre ritagliato un suo spazio nel mondo del pop, raggiungendo il successo percorrendo strade non del tutto convenzionali; sarebbe un vero piacere ritrovare qualche brano di "The 20/20 experience" in mezzo alle casse dritte (tutte uguali) che dominano le classifiche di questi tempi.
8.5/10
Highlights: Pusher love girl, Suit & tie, Tunnel vision, Spaceship coupe, That girl, Mirrors, Blue ocean floors.
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