La gente fa l’impegnata, ma poi non ha voglia di impegnarsi / per questo nella musica qua bisogna semplificarsi. Non esistono parole migliori per sintetizzare lo spirito di un disco che spazia in ogni dove (sia a livello stilistico che di collaborazioni), ma nonostante il dichiarato e voluto eclettismo riesce a mantenere una coesione impeccabile - forse proprio grazie ai fili invisibili menzionati nel titolo. Frutto di anni di esperienze radiofoniche e innumerevoli serate ai giradischi, l’esordio di Aldino Di Chiano a nome Dj Aladyn è un incontro felice tra underground e mainstream. Qui la maestria compositiva di Remo Anzovino va a braccetto con le rime di Dargen, e l’ironia di Alberto Pernazza (Ex-Otago) duetta con la rabbia di Pino Scotto su una base “metal-elettronica” con incredibile naturalezza; qui l’anima funk di Saturnino s’intreccia con la disco-tamarria (in senso buono) dei Powerfrancers, e la voce suadente di Diego Mancino si piega confortevolmente a scratch d’autore. Fresco, potente e ispirato.
8/10
Highlights: Mi vuoi bene, New hop, Siamo il quadro di noi stessi, I signori del fonografo, Io te e la strada, Balaclava, Il mio lato ostile, Facce da assolo.
Nessun commento:
Posta un commento