Classic rock con tendenze hard e inserti psichedelici da manuale. Inebriante.
8/10
Highlights: The hair song, Old fangs, Radiant heart, Buried by the blues, Wilderness heart, The space of your mind.
Ben Drew fino a poco tempo fa doveva la sua notorietà ad un disco hip-hop del 2006, intitolato "Who needs actions when you got words". Intorno alla fine del 2009 annunciò che il suo prossimo album sarebbe stato un concept soul, e giusto per confondere ulteriormente le idee lanciò un primo singolo ("Stay too long") pop-rock condito da cori, parti cantate in falsetto e una linea rap molto inglese. Ebbene, la spina dorsale di "The defamation of strickland banks" è decisamente soul, e di una qualità sorprendentemente elevata; il successo è stato tale che alla 679 Recordings non importa più niente delle doti di rapper di Ben. Ma lui se ne frega, constata candidamente che voleva fare un album soul e l'ha fatto, che lui l'hip-hop non lo molla (è pronto a promuovere da solo il suo nuovo "The ballad of Belmarsh") e che il prossimo disco che farà sarà reggae, o forse dubstep. Lasciamogli fare tutto quello che vuole.
Correva l’anno 1982, e nelle sale cinematografiche usciva un film prodotto da Disney intitolato Tron. Trama, ambientazione e realizzazione tecnica (alla quale collaborò un allora giovanissimo Tim Burton) erano qualcosa di molto “avanti” per i tempi, tanto che la pellicola viene oggi ricordata come la prima a diffondere in maniera concreta il concetto di realtà virtuale. Si parla di 28 anni fa. Ma prima di tornare al nostro 2010 è necessario fermarsi esattamente a metà strada. Nel 1996 esce un singolo che lancia una nuova band, denominato Da Funk. Il duo, composto dai francesi Thomas Bangalter e Guy De Homem-Christo, si rivela fin da subito come una grande scoperta nel mondo della musica elettronica, riuscendo a fare convivere suoni d’avanguardia e appeal pop come poche volte è successo nella storia. Stiamo parlando dei Daft Punk, naturalmente. Come se non bastasse il sound sconvolgente, Guy e Thomas si fanno notare anche per la stravagante idea di non farsi fotografare dalla stampa se non travestiti da robot, e di li a poco gireranno un video (quello di Around The World) che ancora oggi rimane qualcosa di unico e intoccabile. Il link è servito: tra coincidenze matematiche, impostazione culturale e attitudine futuristica è un attimo associare il film alla band, e la scelta di affidare la colonna sonora del sequel di Tron ai Daft Punk appare la cosa più giusta e imperscrutabile del mondo. E di colonna sonora a tutti gli effetti si tratta: 22 brani che accostano sezioni d’orchestra ai proverbiali suoni sintetici che da loro ti aspetti. E per l’occasione Bangalter e De Homem-Christo mettono finalmente in mostra in modo chiaro e inequivocabile la loro abilità di veri musicisti – aspetto che per ovvie ragioni era fino ad oggi passato in secondo piano visto il successo ottenuto attraverso la loro magica arte di scolpire il suono. E allora niente cassa in quattro, niente compressione in sidechain (quell’effetto risucchio che abbiamo apprezzato in One More Time, che inaugurò un metodo di lavoro di cui ora si fa largo (ab)uso in ambito dance), niente voci che urlano come chitarre elettriche distorte. In Tron: Legacy c’è spazio per adagi, notturni e temi dai tratti epici, drammatici e commoventi; il tutto ovviamente avvolto dalla produzione dannatamente geniale di quei due. Di quei due musicisti, per chi non se ne fosse ancora accorto.
Soltanto il genio di due produttori fuori dalle righe come Diplo e Switch poteva partorire la storia di Major Lazer, soldato giamaicano che ha perso un braccio in una guerra segreta contro gli zombie nel 1984. E' una storia di bassline, compressioni estreme, effettistica dub spinta e quintalate di energia. Boombastico.
Il debutto da solista della voce dei Killers, coadiuvato da Stuart Price, Brendan O'Brien e Daniel Lanois. Pulito (forse troppo) dal punto di vista della produzione, manca di varietà e ispirazione nella scrittura, configurandosi di conseguenza come un semplice accompagnamento alla discografia dei Killers, niente di più.