4.19.2010

Alif Tree - Clockwork (2009, Compost)

L'eleganza c'è sempre stata, fin dall'inizio. Con "French cuisine" è arrivata anche una dose importante di sostanza. A tutto questo si aggiunge oggi un'ispirazione notevole, che fa di "Clockwork" un album da ricordare.

8.5/10

Highlights: Never be the same, Reality, Mai, Que tu, Not gonna waste my time, Without her(th).

4.15.2010

Joakim - Milky ways (2009, Versatile Records)

Di base qui si parla di disco-punk funky, progressivo e psichedelico con due palle così (l'introduttiva "Back to wilderness" illustra in maniera chiara le regole del gioco). Ma ci sono dei momenti in cui questa definizione diventa davvero limitante, come di fronte alla bellezza di un pezzo come "Spiders": disco-pop decadente al gusto di fragola e tristemente perfetto. E che dire della successiva "Glossy papers", che riesce a fare suonare umano anche un vocoder e rende improbabile ogni tentativo di quantizzazione con una batteria che lentamente impazzisce a furia di colpi di genio (o di droga) introducendo un finale distorto che completa il quadro di quattro minuti che sembrano dodici. Indovinati i tocchi acid e gli arpeggiatori accanto ai cori angelici nell'affresco folle di "Medusa" e in mezzo al beat early-house di "Love & romance & a special person"; delicato, inaspettato e sognante il finale "Little girl".

8.5/10

Highlights: Tutto.

4.08.2010

Baustelle - I mistici dell'occidente (2010, Warner)

Se aspettavate i Baustelle per un’altra "Charlie fa surf" molto probabilmente rimarrete delusi. Se ciò che vi aveva colpito di "Amen" era il suono compresso e l’impatto violento ci resterete male all’ennesima potenza. Detto senza mezzi termini: "I mistici dell’occidente" è un album per molti (fan, filosofi e chi cerca un po’ di profondità) ma non per tutti (il popolo), dove per “tutti” si intende chi aveva sorriso ingenuamente canticchiando la melodia contagiosa e le parole solo apparentemente superficiali che raccontavano le gesta di un quindicenne alle prese con drum-machine, filmati porno e m.d.m.a.. Critici, disillusi e pungenti per costituzione, i ragazzi di Montepulciano non perdono nemmeno un secondo per guardarsi alle spalle, ma puntano dritti verso una direzione musicale a dir poco coraggiosa; basti pensare all’apocalittica intro di organo di "L’indaco", o alle evoluzioni senza confini di un pezzo ultra-contaminato come la title-track. Tra suggestioni Morriconiane e citazioni che provengono dalla canzone popolare, i Baustelle mettono in mostra le loro ben note progressioni infinite di accordi puntando molto su arrangiamenti orchestrali in bilico tra epicità western e crudo modernismo. La figura di Francesco Bianconi, da sempre perno della band, è qui amplificata dal suo ruolo attivo in fase di produzione (accanto a Pat McCartney) e dal sacrificio parziale della voce di Rachele Bastrenghi (la prima volta che compare in maniera attiva è nel quinto brano, Gli spietati), che in compenso esegue una struggente "L’ultima notte felice del mondo" in fondo al disco. Poesia moderna come in Italia non la fa nessuno.

8.5/10

Highlights: L'indaco, I mistici dell'occidente, Le rane, Gli spietati, La bambolina, Il sottoscritto, L'ultima notte felice del mondo.

4.07.2010

Paramore - Brand new eyes (2009, Fueled By Ramen)

Il suono dei Paramore mantiene la sua personalità, e il risultato in superficie rispetta le attese per filo e per segno; ma al terzo album è naturale e logico pagare un piccolo tributo alla freschezza, anche se ti chiami Haley e hai poco più di vent'anni e talento da vendere.

7/10

Highlights: Ignorance, Playing God, Brick by boring brick, Turn it off, All I wanted.

4.05.2010

Eels - Hombre lobo: 12 songs of desire (2009, E Works / Vagrant)

Quaranta minuti di standard E non possono certo fare male.

7.5/10

Highlights: That look you give that guy, In my dreams, The longing, All the beautiful things, Beginner's luck, Ordinary man.