Terzo album per i fratelli svedesi Dreijer, drasticamente hypizzato dal successo di "What else is there" dei Royksopp che ha visto l'importante collaborazione di Karin alla voce; musica completamente sintetizzata ed elaborata al computer (a rispecchiare l'idea del freddo polare del nord europa), buia e inquietante per scelta (esattamente come la copertina del disco, in netto contrasto con le colorate cover dei tre album precedenti), spesso nervosa e dissonante (storpiature, vocoderizzi e lavori di pitch sulla voce, glide calanti), ma anche dolce e sognante nella sua cupezza ("Marble's house" scritta da Jay-Jay Johanson è davvero una perla, "From off to on" è un sussurro soffice e delicato). L'arrangiamento dichiaratamente dance di "Like a pen" ricorda moltissimo lo stile di quel Trentemoller al quale hanno commissionato un remix (ottimo come al solito) per il singolo "We share our mother's health", lo shuffle di "One hit" è divertente e ha un senso, la ballad moog-a-pella finale "Still light" è curiosa e particolare; come del resto l'intero disco.
8.5/10
Highlights: Silent shout, Neverland, We share our mother's health, Marble house, Forest family, Still light.
Indubbio salto di qualità produttivo accompagnato da una maggiore sensibilità pop; certo che ci sono un paio di scivoloni e alcune tracce abbastanza inutili che rischiano seriamente di compromettere l'intero disco.
7/10
Highlights: Heartbeats, Pass this on, One for you, You take my breath away, You make me like charity, Got 2 let u.
Un'ottima scusa per avvicinarsi alla band di San Francisco, che pur non avendo aggiunto niente alla storia del rock suona ed interpreta i propri pezzi con dignità e una certa personalità.
8/10
Highlights: How's it going to be, Jumper, Graduate, Never let you go, Deep inside of you, Blinded, Crystal baller, Forget myself, Motorcycle drive by, My time in exile.
Scampagnata obbligatoria per i cultori del genere; 3 cd per celebrare i 10 anni di "I love techno" con dei classici in versione extended. Archivio importante.
8/10
Highlights: Laurent Garnier - Wake up, Aril Brikha - Groove la chord, Underworld - Rez, Aphex Twin - Windowlicker, Green Velvet - Flash, Lfo - Freak, Dk - Murder was the bass (Rework), Secret Cinema - Timeless altitude, System 7 - Alphawave (Plastikman Remix), Slam - Positive education, Alter Ego - Rocker, Plastikman - Spastik.
Una limpida dimostrazione di ricercatezza unita ad un gusto impeccabile. "Toop toop", incanto disco-punk-funk (come se i Lipps Inc. si cimentassero in un utopistico featuring con i Rancid), apre le danze ed è un incipit sicuro e consapevole, allo stesso tempo radio-friendly e accattivante; "Rock number one" è irresistibilmente sexy, e quando Zdar intona con tanta esuberanza le prime note di "This song" si intuiscono le potenzialità di questo album. Le conferme si trovano nella disinvoltura di "All I want", nella collaborazione con l'onnipresente Pharrell Williams (Paul Oakenfold prenda nota, ecco come valorizzare il suo falsetto) in "Eye water", nel superfunk di "See me now" (scritta con il signor Guy Manuel De Homem-Christo e il suo compare Eric Chedeville anche noti come "Le Knight Club") e nel finale, quando il gioco si fa acido con la triade "Jackrock", "Cactus" e "La notte".
8.5/10
Highlights: Toop toop, Rock number one, This song, All I want, Eye water, Jackrock, La notte.
L'evoluzione sonora e compositiva nel secondo album di Zdar e Boom Bass è evidente; il singolo che anticipa "Au reve" è un disco di una bellezza rara, con la voce di Steve Edwards a disegnare traiettorie pop su una base sporco funk. Le reminiscenze hip-hop di "Thrilla" (con Ghostface Killah), la voce di Jocelyn Brown in "I'm a woman", la gospel-house di "Til we got you and me", le ritmiche sghembe di "20 years" e l'ambient-ballad "Nothing" sono gli altri picchi di un ottimo Lp.
8/10
Highlights: The sound of violence, Thrilla, Til we got you and me, 20 years, Nothing.
Al grido di "Cassius' in the house" ecco poco prima del nuovo millennio un altro progetto che contribuirà all'espansione del cosiddetto "French touch"; "Cassius 1999", "Feeling for you" e "La mouche", le frecce bastarde electro-funk che spianano la strada al successo del duo, sono contornate da brani che prendono spunto dalla vecchia scuola electro sostenuti da beat house e hip-hop con qualche intrusione downbeat.
7.5/10
Highlights: Cassius 1999, Feeling for you, La mouche, Mister eveready, Nulife, Club Soixante Quinte.
Garnier e la sua techno-jazzy-acid fattanza. Warning: contiene dei capolavori.
8/10
Highlights: 6 Months earlier, Crispy bacon, Man with the red face (Live), Demented by Carlc Craig (Laurent Garnier Edit), Sambou, Coloured city, Communications from the lab (Germ Remix), Butterfly by Dj Marky (Laurent Garnier Remix), Barbiturik blues, Downfall, Le voyage de Simone.
C'era una volta Mr. Paul Oakenfold, uno dei dj più influenti della club culture; oltre ad avere speso anni della sua carriera a remixare chiunque, Paul nel 2002 ha la bellissima idea di sfornare l'album giusto al momento giusto ("Bunkka"), una splendida sintesi di pop e musica elettronica. Quattro anni dopo, il nulla. Anzi, magari il nulla; "A lively mind" è semplicemente terribile. Lo si poteva già intuire dal singolo "Faster kill pussycat", una tamarrata che neanche i Body Rockers in stato di grazia avrebbero potuto concepire. Domande obbligatorie in ordine sparso: chi gliel'ha fatto fare a Grandmaster Flash di partecipare a un featuring orribile? Cosa diavolo può c'entrare Pharrell Williams in un disco come questo? Delle tracce rimanenti se ne salvano un paio pseudo-trance (anche se suonano belle stagionate) e - udite udite - un lento; una valanga di passi indietro.
4/10 Highlights: Amsterdam, The way I feel, Not over.
Standard rock'n'roll di ispirazione 60-70; dopo l'album di esordio era lecito aspettarsi qualcosina di più a livello di idee, tantopiù se si considera che i pezzi meglio riusciti di "Shine on" sono anche quelli che sfiorano quasi palesemente il plagio (e nel caso della pur buona title-track prendere in prestito dagli Oasis è come rubare in casa del ladro).
6/10
Highlights: Put your money where your mouth is, Bring it on back, Kings horses, Shine on, Skin and bones, Eleanor.
Senza sminuire gli evidenti pregi di una band che sa comporre e suonare ottima musica, questo "The open door" risulta un po' troppo lungo e tedioso, soprattutto se confrontato con il precedente (forse) inarrivabile "Fallen".
6.5/10
Highlights: Call me when you're sober, Lithium, Snow white queen, Like you, The only one.
Il ritorno del successore più credibile di Michael Jackson è un disco a sei mani, costruito e lavorato insieme a Nate Hills e all'infallibile Timbaland; sexy-pop avanguardista con un'occhio alla radio e uno alla qualità (ottima).
7.5/10 Highlights: Sexy back, My love, Lovestoned, What goes around, Summer love.
Un mix di pezzi tratti dai precedenti "Be a girl" e "Bagsy me"; tralasciando le irritanti questioni commerciali (non è un vero album, ma una sorta di sampler studiato per il mercato americano) il contenuto di questo disco è un eccellente teenage rock ultra-melodico e a tratti irresistibile.
8/10
Highlights: Friends, You and me song, Someone somewhere, How does it feel, Oh yes (it's a mess), Shorty, Silent people.
Le aspettative di fronte al primo disco da solista di Jean-Benoit Dunckel non potevano che essere alte. Purtroppo anche dopo diversi ascolti si ha la netta sensazione che queste dieci tracce di pop elettronico non riescano neanche lontanamente ad avvicinarsi alla profondità di un album degli Air; pochi gli spunti degni di nota, per il resto sono sbadigli.
5.5/10
Highlights: Be my friend, At the end of the sky, Some men, Pearl, Bathroom spirit.
Da dieci anni sono una delle dimostrazioni più limpide di come pop, rock ed elettronica possano coesistere senza suonare cheesy; raccolta destinata a chi ha perso i primi tre album.
8/10
Highlights: Bitch, Cubicle, Le rock summer, My demons, Get ready now, La guitaristic house organisation.
La faccia soul del rock secondo un polistrumentalista australiano con una voce non indifferente; peccato che suoni a tratti fin troppo leggerino e prevedibile.
7.5/10
Highlights: You give me something, Wonderful world, The pieces don't fit anymore, Call the police, If the rain must fall, The last goodbye.
Undici nevrastenici e roboanti remix ad opera di gente come Black Strobe, Derrick May, The Hacker, Phil Kieran e Terence Fixmer: sapete a cosa andate incontro.
7/10
Highlights: Control (Dubfire's Jamrock Remix), Getting closer (Black Strobe Ebm Homage), Join the chant (X-Press 2 Remix), Lightning man (Motor Remix), Control (The Hacker Remix 2006), Getting closer (Black Strobe Moderne Remix).
Tre anni dopo "Kish Kash" ritornano Felix Buxton e Simon Ratcliffe con il loro carico di eclettismo; in un'attività ormai più che decennale non è stato perso nemmeno un grammo di brio.
8/10
Highlights: Hush boy, Take me back to your house, On the train, Run 4 cover, Smoke bubbles, Lights go down.
Non sarebbe umano resistere alle vibrazioni positive emanate da questo disco fondamentale (di gran lunga l'uscita più indovinata della Ninja Tune da qualche anno). E anche se la ricetta potrebbe sembrare semplice o addirittura abusata (ritmi jazzy latini su grassi beat lavorati e frequenze basse amplificate ai limiti della distorsione) gli Zero Db ci mettono una freschezza e un'energia tutta loro. Assolutamente imprescindibile.
Album di debutto per un duo chiacchierato attivo da tre anni. Scordatevi melodia e voci, qui si parla di techno rumorosa che sfiora abilmente la tamarria senza toccarla; valido.
7.5/10
Highlights: Black powder, Botox, Mdxt-A, 1x1, Sweatbox, Spazm.
Raccolta di b-side, pezzi perduti e rarità del sempre penetrante Conor Oberst; nonostante la sua natura è un disco significativo anche per i meno patiti.
7/10
Highlights: I will be grateful for this day, Trees get wheeled away, Soon you will be leaving your man, Weather report, Amy in the white coat, I've been eating (for you), Motion sickness.
Il salto qualitativo a livello di produzione rispetto all'acerbo "Living with other people" è evidente, tanto quanto il piacevole aumento dei rigurgiti new wave; in soldoni si placa un po' di rabbia senza per questo andare a sottrarre ciò che di buono aveva il primo disco, ovvero l'energia. Anche l'ironia è sempre li, al suo posto; il risultato è un album estremamente divertente e tutto da ballare, con dei singoloni come "You don't have to shout" e "All the good men".
7.5/10 Highlights: After laughter comes tears, I picture you, You don't have to shout, All the good men, Man's not a bird, Too true to be good.
C'è da entusiasmarsi a sentire l'introduttiva "Fake boys"; rock deciso e incalzante con inserti elettronici e un'intrusione a dir poco inaspettata di un sax distorto che si lamenta energicamente facendo il verso alla voce. Anche "Danny is passing" colpisce, e questa volta l'elemento che attira l'attenzione è una linea di basso synth che svetta nel mix. L'entusiasmo però si paca altrettanto facilmente con brani più banali, che consistono in una serie di ritornelli sbarazzini che a livello di arrangiamento abbracciano la scena punk-funk (più punk che funk a dire il vero, e la conferma si può trovare nella durata media dei pezzi). Quando ci si mettono ci sanno fare, ma si ha l'impressione che questi tedeschi possano andare oltre quello che hanno mostrato in questo disco.
6.5/10
Highlights: Fake boys, Danny is passing, Things don't work that way, Audience, Uri is at it again.
Quel sentimentalismo bucolico e folkloristico che solo i Gotan Project possono. Sarebbe bastata una distrazione, sarebbe stato facilissimo sputtanarsi dopo il successo ottenuto con "La revancha del tango"; ma loro neanche a parlarne, e due anni dopo sono ancora lassù, a guardarci dall'alto protetti da uno scudo di impenetrabile eleganza.
8/10 Highlights: Diferente, Celos, Mi confesion, La viguela, Arrabal.
L'obbligatoria cassa in quattro viene in molti casi soppressa a favore di ritmiche più variegate; gli arrangiamenti meritano, le melodie invece sono il più delle volte debolucce.
6/10
Highlights: For a while,Loneliness, Overdose, Schwabing 7. Phase.
Musica elettronica firmata 2001 ma saldamente ancorata agli anni 90, con tanto di accenni dream ("Mind"), aperture pseudo-trance ("Prosac", "Versus") e una citazione per i Prodigy ("Viva").